CARL SIMON
THE COLLECTION
La collezione Carl Simon è forse la più grande collezione privata in Europa di diapositive su lastre di vetro dipinte a mano dei primi del ‘900. Un vero e proprio tesoro fotografico ancora in fase di studio che è stato riscoperto in Germania nel 2011 e presentato in Italia per la prima volta nel 2013 a la Casa di Vetro di Milano con la mostra “Carl Simon. The Collection”, composta di 53 riproduzioni digitali da lastre originali e prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose per il progetto History & Photography. Proprietaria delle immagini, distribuite in Italia da AGF, è l’agenzia tedesca United Archives, partner del progetto Europeana Photography sostenuto dall’Unione Europea.
La collezione è stata messa insieme da Carl Simon (1873 – 1952), cittadino tedesco con una spiccata considerazione della difficile umana condizione, che fa della fotografia lo strumento attraverso cui migliorare il mondo. Il suo primo rapporto con le immagini fotografiche è del tutto professionale: collabora prima con la compagnia tedesca Liesegang, quindi fonda nel 1907 una propria società, la Lichtbild-Anstalt Carl Simon & Co., che fornisce servizi alla nascente industria della fotografia.
Ben presto però inizia anche a collezionare diapositive in vetro dipinte a mano (in formato 9,5 x 8,5 cm e 8,5 x 8,5 cm). Ha infatti un progetto molto preciso in testa: mostrare le meraviglie del mondo a chi non ha i mezzi economici per viaggiare. Allestisce perciò uno spettacolo composto di foto proiezioni, musica e testo recitato (spesso ricco di riferimenti letterari) che porta in giro per i cinema tedeschi. Le immagini portano il pubblico in Europa (Germania, Italia, Francia, Olanda, etc.), America (U.S.A e Brasile), Africa del Nord (Egitto, Marocco), Estremo Oriente (Cina, Giappone), Tibet e India. Alla fine della sua carriera saranno almeno 300 le esibizioni dal vivo organizzate da Carl Simon. Quando termina la seconda guerra mondiale, nel 1945, la sua collezione consta di ben 80.000 diapositive.
Con la sua morte è il figlio Heinz a portare avanti la tradizione di famiglia fino alla diffusione di massa degli apparecchi televisivi alla fine degli anni ‘60. Oggi sopravvivono 23.000 diapositive, dimenticate per decenni e poi ritrovate nel 2011 nella stanza di un vecchio magazzino nel quartiere di Unterbilk a Düsseldorf, dove erano perfettamente conservate in 200 scatole di legno insieme a 2 proiettori, 15 lenti e numerosi scritti utilizzati durante le proiezioni in pubblico.
Dipingere a mano le foto è un’arte che ha inizio con la storia stessa della fotografia. Riprodurre la realtà solo in bianco e nero viene infatti da subito vissuto come un limite prima ancora che come una nuova opportunità di espressione artistica. Ma in attesa che il successo arrida ai ricercatori che cercano invano di inventare una tecnica per riprodurre anche i colori (meglio se economica), per ovviare alla mancanza i produttori di immagini si rivolgono ad artisti e artigiani, che rispondono prontamente alla nuova esigenza mettendo il loro know how al servizio del nuovo mezzo.
Si sviluppa così una forma d’arte inedita e figlia dei tempi moderni, capace di raggiungere sorprendenti esiti artistici, ma poco studiata dalla critica e ancora meno conosciuta dal grande pubblico: quella della coloritura a mano delle immagini su carta o lastra di vetro. Una forma d’arte che trova agli inizi un’applicazione discreta con il fotoritocco ai ritratti. Che successivamente viene utilizzata esplicitamente e soprattutto nelle immagini di viaggio, reportage, erotismo e pornografia. E che infine si smarrisce con la fine degli anni trenta del ‘900 con il diffondersi delle prime pellicole a colori e soprattutto il mutare dei gusti del pubblico.
a cura di
una produzione di
Eff&Ci - Facciamo Cose
per il progetto
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immagini di
Carl Simon Collection / United Archives / AGF