ROBERTO SALVATORE SIRCHIA.
LA RICERCA DEL PARADISO
Le mani di Kristian che disegnano e scatola di matite colorate | Kristian mentre sta prendendo una matita, per colorare il suo album di disegni | Album con disegni di Kristian. Molti dei soggetti vengono reiterati anche nelle altre pagine dell'album, ma dipinti con colori diversi. Sono gli oggetti che ama di più, come il cappuccino e le brioches. Non potevano mancare, l'occhio, la bocca e la mano. Anche la porta, al centro della pagina, è una immagine ricorrente. Non siamo riusciti a capirne il perché |
---|---|---|
Dall'orecchio alla bocca... io sono sordo. L'altro gesto è quello di portare l'indice all'orecchio | La giornata tipo di Kristian. A causa della sua condizione, tutta la quotidianità, si esprime attraverso simboli. Proprio per questo motivo, nello scrivere ciò che salta subito all'occhio è la mancanza della declinazione dei verbi | Kristian mentre mangia un biscotto, durante una pausa. Osservandolo in questi momenti si percepisce la soddisfazione, che mette nei piccoli gesti. Mai come, quando è davanti a un cappuccino. Allora è un'esplosione di gioia |
Kristian al bar mentre beve un cappuccino, una delle cose che lo rende più felice | Le scarpe di Kristian, delle quali è molto orgoglioso. Quando sta in piedi assume una posizione come se si volesse “ancorare” al terreno | Kristian mentre conta, nell'esecuzione di un problema di matematica. Una delle cose che mi ha colpito di più è la sua gestualità. In questo scatto c’è l'armonia del contare |
Kristian in laboratorio mentre stende la creta. Il contatto fisico con le cose è per lui di fondamentale importanza | Kristian intento a lavorare la creta, nell'esecuzione di un piatto | Erminia, Assistente alla Comunicazione, guarda Kristian disegnare. Uno sguardo “materno” |
Erminia e Kristian si parlano attraverso la Lingua dei Segni. Nel gergo SEGNANO | Erminia e Kristian si parlano attraverso la Lingua dei Segni, davanti al trompe-l'oeil fatto dagli allievi della Scuola | Kristian parla con la sorella, Gilda, sotto lo sguardo di Erminia, “Assistente alla Comunicazione” |
Kristian osserva sua sorella “segnare”. Mi è capitato di vederlo rimproverare la sorella per non aver “segnato bene” | Sequenza n.1 - Kristian ed Erminia “segnano” | Sequenza n.2 - Sorpresa!!!! |
Sequenza n.3 - Ma bravo Kristian!!!! | Erminia osserva Kristian mentre dipinge sul muro una piastrella in maiolica | Sequenza mani n.1 - Kristian si aggrappa ad una tubazione mentre osserva la sua insegnante nell'atto di dipingere. Quello di aggrapparsi alle cose e alle persone, purtroppo, è la sua condizione quotidiana |
Sequenza mani n.2 - Kristian mentre stende la creta con un mattarello | Sequenza mani n.3 - Il professore di ceramica Giacomo, fa vedere a Kristian come incidere la creta | Sequenza mani n.4 - Giacomo dà indicazioni a Kristian di lavorare con calma |
Sequenza mani n.5 - Le mani di creta di Kristian (dalle forchette di Munari). Ogni mano è una lettera che messa nell'ordine giusto compone il nome “Kristian” nella Lingua dei Segni, utilizzando l'alfabeto manuale | Sequenza mani n.6 - Le mani di Kristian e quelle disegnate da Durer. Questa immagine era stata pensata prima di cominciare il lavoro. Avrebbe dovuto essere, nell'idea originale, Andrea Del Sarto, pittore rinascimentale vissuto a cavallo tra il '400 e il '500, autore di uno studio su “disegni di mani” | Kristian apre le braccia in un dialogo con Erminia. La sua gestualità è qualcosa di incredibile. Ho notato come i suoi segni siano in molti casi misurati e armonici. Ho sempre pensato e messo in relazione, questi segni, con l'udito delle persone cieche che sembrerebbe più sviluppato, rispetto alle persone normodotate. Il fatto che non possa udire e parlare fa sì che ponga più attenzione alla sua gestualità. Non saprei dire se questa scelta sia consapevole o soltanto istintiva |
Kristian e una sua compagna mentre si contendono un barattolo | Data la sua condizione, per Kristian il contatto fisico è di fondamentale importanza. Difficilmente potremo vedere la stessa scena tra un docente e un allievo normodotato. La disabilità -quindi- cambia la condizione dei rapporti | Kristian al bar in un atteggiamento affettuoso con Erminia, mentre attende di assaporare il suo cappuccino. Piccoli istanti di felicità |
Tutti al lavoro. A volte succede di trovarsi in un locale con molte persone, notando un religioso silenzio. È il ricordo che ho di questo scatto, quando tutti sembravano per un istante assorti nei propri lavori, in una condizione quasi magica. Situazione rarissima in una scuola! | Kristian felice con i compagni, la sorella Gilda ed Erminia | Kristian mentre discute soddisfatto con la sorella Gilda e l'Assistente alla Comunicazione Erminia, fuori campo |
Grande intesa con Giacomo!!! E Giacomo non conosce la Lingua dei Segni!!! | Con Giacomo è tutto OK! Giacomo pur non conoscendo la Lingua dei Segni, attraverso la sua simpatia è riuscito ad istaurare un bel rapporto con Kristian | Fine delle lezioni. Si pulisce il laboratorio poi tutti a casa |
Kristian con sua mamma sul tram mentre tornano a casa. A scuola viene sempre accompagnato dalla madre o dalla sorella. L'autonomia per questo ragazzo è una conquista difficile e faticosa ma non impossibile | Kristian ed Erminia cercano di in-segnare a Giacomo i colori in LIS. Si è venuta a creare una situazione di grande empatia che a volte sfocia in momenti di ilarità Mi dà sempre una grande gioia osservare questa fotografia. Per me è la condizione ideale del vivere |
“ASCOLTA CON GLI OCCHI, PARLA CON LE MANI”
La nuova mostra del fotografo milanese dedicata alle persone colpite da disabilità e a chi cerca di supportarle e formarle per farle uscire dal loro isolamento fisico e mentale. L’esposizione si compone di 38 immagini stampate in analogico (quasi tutte in formato 30x40) tratte dal fotoreportage che l’autore ha realizzato tra il marzo e il maggio scorsi presso la scuola della Fondazione Giovanni e Irene Cova di Milano, dove ha seguito le speciali lezioni di Kristian, un adolescente che fin dalla nascita ha dovuto affrontare le difficoltà di chi nasce sordo e con un ritardo mentale.
A seguire il ragazzo di 18 anni, che “ascolta con gli occhi e parla con le mani”, è Erminia Sciacca, la sua assistente all'autonomia e alla comunicazione. Ed è proprio lei ad aver proposto alla direzione della scuola Cova un percorso educativo-didattico individualizzato e personalizzato dal titolo “Le mie mani parlano…”. Un progetto formativo che ha come fine quello di immergere Kristian nel mondo dell’arte facendo così emergere tutta la sua creatività. La proposta è stata approvata dalla Fondazione, in quanto in linea con la storia dell’istituto che nel corso del tempo ha visto alternarsi nelle sue aule illustri esponenti dell’arte come Bruno Munari, Giò Ponti, Nanni Valentini, Carlo Zauli, Nino Caruso e Libero Vitali.
“Fonte di ispirazione del progetto -spiega Erminia Sciacca- proprio l’artista, designer e scrittore Bruno Munari che nei suoi scritti non solo ha sottolineato l’importanza del senso del tatto per conoscere la realtà ma ha anche rimarcato come l’arte visiva non vada solo raccontata ma anche sperimentata”. Sono state perciò mostrate a Kristian le opere di alcuni artisti sordi facenti parte del movimento artistico “De’ VIA” (movimento artistico nato nel 2010 con l’intento di far conoscere la cultura sorda nel mondo) e in particolare quelle dell’artista Nancy Rourke, che usa solo i colori primari, il bianco e il nero, per realizzare dipinti con cui racconta storie ed esprime le sue opinioni in una lingua che non sia solo quella dei segni. “Quindi -sottolinea Erminia Sciacca- è stato proposto a Kristian di sperimentare in prima persona l’arte attraverso l’uso delle mani, confrontandosi con i diversi materiali. Un’attività che ha permesso al ragazzo di sviluppare delle capacità di codificazione e rielaborazione che lo hanno trasformato in un vero e proprio artista, cioè in qualcuno che usa l’arte per esprimersi”.
Uno degli obiettivi del progetto sin dall’inizio è stato quello di far emergere la disabilità non come deficit ma come una risorsa. E perché questo avvenisse e fosse mostrato al mondo la scuola ha deciso di contattare Roberto Salvatore Sirchia, fotografo specializzato in street photography particolarmente bravo a cogliere la personalità emotiva dei suoi soggetti. E Roberto Salvatore Sirchia ha subito risposto all’appello. “Rendendomi però conto -sottolinea il fotografo- nel giro di breve tempo del fatto che i reportage sarebbero stati non uno ma due: il primo dedicato allo studente e l’altro alla stessa Erminia e al prof. Giacomo Viva, l’insegnante di Kristian che gli ha impartito le lezioni di ceramica. Cioè coloro che cercano di costruire, giorno dopo giorno, l'avvenire del ragazzo con fatica, passione, impegno, dedizione, conoscenza e soprattutto amore”.
Parlare a lungo con loro e in particolare con Erminia ha fatto capire a Roberto Salvatore Sirchia, che con la disabilità fino a quel momento non si era mai confrontato, in che direzione dovesse guardare: quella della speranza. E prendendo spunto dalla capacità di relazionarsi che hanno avuto gli insegnanti con il loro allievo ha impostato il suo reportage non come semplice foto-storia di come gli educatori di Kristian cercano di formarlo e supportarlo ma come testimonianza visiva di un continuo scambio di vedute, di dialoghi tra persone, indipendentemente dal loro ruolo formale. Un’idea che ha cercato in tutti i modi di trasmettere con le sue immagini.
“I fotografi che fanno reportage -spiega Sirchia- hanno due opzioni sulle quali poter lavorare quando trattano di questi argomenti: esasperare le condizioni della disabilità, mettere in risalto le difficoltà e le differenze oggettive, drammatizzando i fatti anche attraverso le stesse modalità di stampa – per esempio utilizzando deliranti contrasti - oppure restituire a questi uomini la dignità di essere persone, sottolineando quanta speranza c’è in un abbraccio, in un gesto, in un sorriso. Ho scelto quest'ultima opzione consapevole che questo era ciò che anche Erminia avrebbe sperato alla fine di questo percorso”.
Per me, la vita è il dono che Dio vi ha fatto.
Il modo in cui vivete la vostra vita è il dono che voi fate a Dio.
Fate in modo che sia un dono fantastico.
Leo Buscaglia
(dal libro, di cui è autore, “Vivere, Amare, Capirsi”, edizioni Mondadori)
Avete il pennello, avete i colori, dipingete il Paradiso e poi entrateci.
Nikos Kazantzakis
(dal libro di Leo Buscaglia “Vivere, Amare, Capirsi”, edizioni Mondadori)
La disabilità non è una coraggiosa lotta o il coraggio di affrontare le avversità. La disabilità è un’arte.
Un modo ingegnoso di vivere.
Neil Marcus
L'amore ha care le mani più di ogni altra cosa, per tutto ciò che hanno preso, fatto, dato, piantato, raccolto, nutrito, rubato, carezzato, sistemato, addormentato, offerto.
John Berger
Le mani hanno una storia, una cultura, una particolare bellezza.
Rainer Maria Rilke